"TRAPANI, UNA CRISTIANITA' D'AFRICA" DI SALVATORE CORSO

"TRAPANI, UNA CRISTIANITA' D'AFRICA" DI SALVATORE CORSO

Al Museo Pepoli di Trapani, la presentazione del volume, opera dello storico Salvatore Corso.

Ce ne fossero trapanesi come Salvatore Corso. Ieri sera, nella sala convegni del Museo Pepoli di Trapani, c’è stata la presentazione del  libro “Trapani una cristianità d’Africa”.  Dopo le presentazioni di Daniela Scandariato, componente dell’Associazione Amici del Museo, e di Antonella Altese, direttore di Drepanon(Gruppi Archeologici d’Italia), l’architetto Luigi Biondo, direttore del Parco archeologico di Segesta, attraverso le sue domande, ha dialogato con lo scrittore trapanese “sanpitraro” doc, riuscendo a solleticare la memoria dello storico e studioso di storia della “città dei due mari” che è stata nei tempi passati trampolino di lancio con il nord d’Africa, ed in particolare con la Tunisia. Biondo ha tracciato, attraverso i suoi viaggi a Tunisi, il percorso che ha unito le due coste del Mediterraneo e che ha dato vita ad una rappresentanza siciliana a La Goulette , dove è venerata la Madonna di Trapani. Il professor Corso, nel suo volume, narra del come le due comunità, quella tunisina e trapanese, siano riuscite a convivere unite da un vincolo religioso, che da molti decenni  accomuna i due popoli: uno scambio religioso ed economico. Si pensi alla pesca, al corallo e alle spugne di Sfax.  E Luigi Biondo ha raccontato di un suo viaggio a Tunisi, quando in visita ad una Chiesa cristiana, è rimasto sbalordito nel sentirsi un “diverso” in mezzo alla comunità locale di fedeli: lui, bianco, fra tanta gente di “colore”. La sorpresa è stata più  grande quando ha constatato che le persone presenti in Chiesa l’hanno accolto con un calore inaspettato. Indubbiamente, lo studio e la ricerca di Salvatore Corso lasciano un pagina di storia che non deve essere dimenticata, soprattutto dalle ultime generazioni di giovani, e dovrebbe essere “letta” con interesse dalla classe politica siciliana che sembra non avere colto l’importanza che la vicinanza del nostro popolo con quello africano sia di vitale importanza per la crescita culturale, economica e religiosa degli abitanti delle due sponde  del mare nostrum, diventato, invece, negli ultimi tempi la tomba di tanti che hanno  sognato una vita di benessere ed accoglienza.

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