Venerdì sera 29 luglio alle 19:30
Meursault è un uomo grigio, ordinario, quieto, senza slanci, indifferente. E quando, dopo un litigio, uccide inspiegabilmente un arabo e viene arrestato, si consegnerà senza ribellioni alla pena. Alle sue spalle, il mondo si interroga sulla difesa, la convivenza, l’apatia e l’indifferenza. Rileggere oggi “Lo straniero” del premio Nobel Albert Camus vuol dire calarlo in pieno Terzo millennio, portarlo sul palco è invece un modo di porsi mille domande. Lo farà Adriano Giannini, nell’area archeologica di Morgantina, segnando il giro di boa di questa seconda edizione del BarbablùFest. Un reading musicale in cui l’attore è accompagnato da Enrico Melozzi che firma le musiche e le esegue in scena. “Meursault è un terribile innocente: straniero alla società ed anche a se stesso. Modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto – il processo e la condanna a morte – senza cercare giustificazioni, difese o menzogne” si legge nelle note dello spettacolo. Rileggere Lo straniero di Albert Camus è un'esperienza straniante: la domanda che affiora quasi a ogni pagina è se siamo in Algeria tre quarti di secolo fa, o oggi nelle nostre strade, nelle nostre case, nella nostra città. Come scrisse Sartre in fin dei conti Meursault “è uno dei terribili innocenti” : è l’uomo che non vuole giustificarsi e per questo gli si preferisce l’idea che ci si fa di lui e non quello che lui è. E la società che emerge durante i processi e si rivela molto simile all'attuale quando si tratta di giudicare la persona che agisce secondo proprie spinte, per sostituirgli un'apparenza fittizia creata con l’idea che gli altri hanno di lui. Meursault non è solamente straniero alla società ma anche a se stesso. Un romanzo del 1942 tradotto in quaranta lingue, che Le Monde posiziona al primo posto tra i cento migliori libri scritti nel ventesimo secolo. Luchino Visconti ne trasse, nel 1967, l’omonimo film con Marcello Mastroianni.