RAIMONDO DA PINNAFORT DEL TRAPANESE VITO CARRERA

RAIMONDO DA PINNAFORT DEL TRAPANESE VITO CARRERA

RAIMONDO DA PINNAFORT DEL TRAPANESE VITO CARRERA

Dipinto conservato presso il Museo Pepoli di Trapani.

Nel Museo regionale di Trapani “Agostino Pepoli” è esposto un dipinto, proveniente dalla chiesa di san Domenico di Trapani, che raffigura San Raimondo da Pinnafort, un domenicano nato in Catalogna nel 1175 e morto a Barcellona il 6 gennaio 1275, giurista e terzo padre generale dell’ordine dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. 

 Il quadro venne eseguito dal trapanese Vito Carrera (1578-1623) nel 1603, un anno dopo che lo stesso pittore aveva dipinto uno stesso soggetto per la chiesa di san Domenico di Castelvetrano: opere manieristiche entrambe, nelle quali la salda figura centrale del Santo, arricchita con storie della vita nei riquadri, trova riferimenti nel San Vincenzo Ferreri della stessa chiesa di Castelvetrano, riferito ad un pittore di origine spagnola, Antonello Benavides (attivo a Castelvetrano tra il 1523 e il 1530), che presenta influssi toscani - più precisamente riferibili a Piero della Francesca - nella salda figura del domenicano, e riferimenti fiammingo catalani nelle storie.

L’interesse per il Santo spagnolo è legato alla sua canonizzazione avvenuta sotto Clemente VIII Aldobrandini nel 1601, anno in cui il pittore Gaspare Bazzano esegue un San Raimondo con storie intorno, per la chiesa di san Domenico di Palermo.

Bazzano, fra l’altro, fino al 1585 aveva lavorato a Trapani con Giuseppe Alvino presso il quale si ipotizza un apprendistato di Vito Carrera.

Nei due dipinti firmati da VITUS CARRERA DREPANITANUS, il Santo è raffigurato con i suoi attributi: la chiave ed il libro.

La chiave si riferisce all’autorevole ufficio di penitenziere ricoperto a Roma: si tratta di una   particolare autorizzazione a confessare in casi speciali, di norma sottratti alla competenza del sacerdote ordinario e riservati all'autorità episcopale. Il penitenziere ha la facoltà di assolvere da peccati o da colpe che farebbero incorrere nella scomunica, nella interdizione e nella sospensione a divinis.

Raimondo fu anche molto impegnato, nella sua Spagna, nella lotta contro l'eresia e nella missione per evangelizzare gli “infedeli”.

Il libro che il Santo tiene in mano allude invece agli Atti dei papi, su materie dogmatiche e disciplinari, da lui raccolti e ordinati su incarico di papa Gregorio IX.

La commissione del quadro di Trapani causò al Carrera spiacevoli rancori con il pittore Narciso Guidone che era amico di Mario Marceca e Orazio Bernardi, anch’essi pittori, i quali avevano realizzato, in precedenza, per la chiesa di San Domenico di Trapani un altro San Raimondo, un dipinto che non fu apprezzato dal priore il quale diede incarico a Vito Carrera di eseguire un nuovo quadro, su modello di quello già realizzato per la chiesa di Castelvetrano.

Il Guidone prese le difese dei due pittori e inveì contro Carrera fino a venire alle mani: questo episodio costò al Carrera l’arresto presso la casa del Capitano.

 

LINA NOVARA