Una vita a servizio della libera ricerca della verità.
Visse ad Alessandria d’Egitto una donna straordinaria “chiamata Hypatia, figlia del filosofo Theone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni" così Socrate Scolastico scrive nella sua Historia Ecclesiastica. “Bella, aristocratica e dotta, nacque ad Alessandria intorno al 370 d.c., figlia di Theone, geometra, matematico ed astronomo (osservò l`eclisse solare del 15 giugno 364 e quella lunare del 26 novembre) fu allieva prima del padre, ma dopo, secondo lo storico Filostorgio, «ella divenne molto migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche» e per Damascio, filosofo bizantino, «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l`aveva introdotta, ma non senza altezza d`animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche» che concepì come «uno stile di vita, una costante, religiosa e disciplinata ricerca della verità»” Siamo abituati a sapere molto dei martiri cristiani, ebbene Ipazia fu una martire pagana, per opera di cristiani. Alessandria in quel tempo era la capitale del Mediterraneo dello scibile umano: possedeva una biblioteca con 700.000 volumi, 4.000 palazzi, la prima Università della storia. Era un centro d’incontro di razze e culture diverse. Il paganesimo, nella storia dell’uomo, era stato accoglienza e conciliazione di culture religiose mediterranee. C‘era soprattutto libertà di pensiero, e la religione andava a braccetto con la ragione. Era naturale per i pagani andare al tempio a pregare e poi scendere in biblioteca a consultare i libri di scienza. Non paganesimo, ma libera ricerca, diceva Diderot. In questo contesto, Ipazia formò la sua mente e il suo spirito, liberi da preconcetti. Ed era così innamorata della ricerca della verità, da scegliere di rimanere vergine per amore della libertà. Divenne capo della Scuola Neoplatonica di Alessandria e non ebbe mai atteggiamenti arroganti, anzi indossava il mantello da filosofa per andare nell’Agorà a commentare pubblicamente non solo le opere di Platone e Aristotele, ma ad insegnare generosamente, come maestra di vita, la filosofia neoplatonica con gli strumenti della matematica e della geometria :” il grande libro della natura è scritto con caratteri matematici, e solo attraverso questi ultimi è possibile la sua lettura”. Accolse nella sua casa tutti coloro che desiderassero ascoltarla, senza distinzione di ceto, per questo suscitò amore ed ammirazione, non solo tra i suoi discepoli, ma nella città intera. Era così saggia ed assennata da essere considerata una guida spirituale ed anche le persone più colte ed i capi della città provavano per lei un timore riverenziale e la consultavano prima delle loro scelte, tenendola in grande considerazione. Ma tanto carisma suscitò l’invidia dei potenti cristiani, non le perdonarono di essere, prima, una donna e poi una maestra di vita che aveva scelto di donare agli altri la sua immensa cultura. Il Cristianesimo, in quel tempo, stava gettando le sue basi e per meglio crescere si alleava con il potere politico. Nel 391 Teodosio lo aveva dichiarato religione di stato e aveva proibito la celebrazione di ogni altro culto, legalizzando la persecuzione contro il paganesimo e gli ebrei. Il rancore dei cristiani portò a molte violenze, venne distrutta la Biblioteca e ciò che era rimasto del Museo, insieme ai templi greci. Nel 412, ad Alessandria divenne patriarca il fondamentalista Cirillo (che successivamente fu fatto santo).Questi, invidioso dell’ammirazione che gli alessandrini avevano per Ipazia (era rimasto impressionato della moltitudine di genti che sostava davanti alla sua casa, per ascoltarla), aveva visto nella scuola neoplatonica un attentato alla nascente religione cristiana, fatta di dogmi, perciò filosofi e scienziati furono perseguitati come eretici. Ipazia si trovò stritolata da questa politica religiosa e fanatica. Lei, che aveva separato la filosofia dalla religione, rendendole autonome l’una dall’altra: da una parte la ricerca logica e scientifica e dall`altra la scelta di fede come fatto personale, non poteva essere tollerata da Cirillo. Venne arrestata e accusata di eresia, le fu chiesto di convertirsi e di abiurare le sue idee. Ma Ipazia coerentemente rifiutò. Allora Cirillo, maturò l’orrenda decisione e si rivolse a monaci fanatici e violenti detti “parabolari”. Era il mese di marzo del 415, nel periodo della quaresima: un gruppo di cristiani «dall`animo surriscaldato, guidati da un “pio lettore di sacre scritture” di nome Pietro, si misero d`accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l`ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo» (Socrate Scolastico). Dopo l’uccisione di Ipazia fu aperta una inchiesta, ma il caso fu archiviato per la corruzione dei funzionari. Nel 485, quando il filosofo pagano Damascio (biografo della vita di Ipazia) si recò ad Alessandria ancora «vivo e denso di affetto era il ricordo dell`antica maestra nella mente e nelle parole degli alessandrini». Ipazia scrisse diverse opere e trattati usando il suo metodo didattico-divulgativo (commento all` "Aritmetica" di Diofanto; il trattato, in otto volumi, sulle "Coniche di Apollonio”; l`importante Corpus astronomico, raccolta di tavole sui corpi celesti), che vennero distrutte dal fanatismo cristiano. Le sole notizie di prima mano su di lei le troviamo nelle lettere di Sinesio di Cirene, poeta e oratore, il suo allievo prediletto che la chiamò madre, sorella, maestra e benefattrice. Per mezzo di lui sappiamo che gli interessi di Ipazia spaziarono anche nella meccanica e nella tecnologia: disegnò strumenti scientifici come un astrolabio piatto (strumento atto a misurare la posizione dei pianeti), uno strumento per misurare il livello dell` acqua, uno per distillarla, e un idrometro di ottone per determinare la gravità (densità) di un liquido. Nonostante tutto, la cultura ellenica sopravvisse a Bisanzio e lì nella Biblioteca di Costantinopoli furono conservate copie delle opere della nostra filosofa, che, quasi a far giustizia, furono trafugate e portate a Roma proprio nella Biblioteca Vaticana, dove vennero alla luce per caso, nel Quattrocento. Nella lotta per il potere, l’ottusità cristiana fece perdere all’Occidente le conquiste fatte dall’uomo nel campo della scienza. Furono gli Arabi, che venendone a contatto ne apprezzarono il valore e le custodirono, a restituircele in parte, durante il rifiorire della loro civiltà nel mediterraneo. Hipatia venne censurata da tutti i libri di filosofia antica, non si parlò più di lei. Così la chiesa nascose la sua complicità all’orrendo delitto. E` stato fatto un film sulla vita ed il pensiero di Hipatia: AGORA’ . Ma anche questo è stato boicottato: le sale cinematografiche lo hanno tenuto pochissimo. Non si può certo dire che un padre della chiesa e per giunta santo si fosse macchiato di cotanto scempio. La persecuzione non è ancora finita.