TEATRO: "MINCHIA SIGNOR TENENTE"

TEATRO: "MINCHIA SIGNOR TENENTE"

TEATRO: "MINCHIA SIGNOR TENENTE"

In occasione della giornata per le vittime della mafia.

Il 21 marzo, è andato in scena lo spettacolo “Minchia Signor Tenente” diretto da Nicola Pistoia e scritto dall’autore e attore Antonio Grosso, già vincitore del Premio Cerami come miglior autore contemporaneo per “L’invisibile che non c’è”. Una commedia all’italiana, come lo stesso Antonio Grosso afferma: “Seguo da tempo la linea della risata riflessiva: non ho inventato niente, sto solo riprendendo quello che facevano i nostri padri della commedia all’italiana”. Affrontare temi impegnati con leggerezza: questo il fil rouge della produzione del giovane autore di origini partenopee che intende, attraverso un registro comico, “lanciare messaggi importanti al maggior numero di persone, che col tempo arriverà a preferire questo tipo di comicità a quella superficiale alla quale ci hanno abituati, e avrà voglia di ridere riflettendo, l’unico modo per non dimenticare”. Per la quasi totalità dello spettacolo si ride, immersi in un contesto rassicurante: la caserma di un tranquillo paesino della Sicilia, giovani carabinieri che trascorrono le loro giornate nella semplicità, tra le piccole bazzecole di provincia, il “pazzerello” di Paese che li intrattiene con le sue manie di persecuzione… I brillanti giochi linguistici nell’incontro tra i vari dialetti, i fraintendimenti, tutti gli elementi della commedia, ben amalgamati dall’eccezionale cast, danno vita ad un ritmo fluido e divertente, spezzato tragicamente dall’irrompere sulla scena della strage di Capaci. A un certo punto, piomba la mafia, fino a quel momento sentita come qualcosa di lontano, quel “c’è ma non si vede”. Nell’ultima parte dello spettacolo si cambia quindi registro. E più si è riso nella prima, più si rimane impietriti in quest’ultima, con le luci che si abbassano fino a far notte, da cui emergono le crude voci dei due carabinieri scelti come scorta del giudice e ormai coinvolti loro malgrado nell’immane tragedia. Non vengono messi in scena i fatti, che invece emergono dall’umanità di quegli uomini in divisa, raccontati nella normalità delle loro vite, nei loro sogni, nel semplice mondo che abitavano prima della catastrofe. E di fronte all’impeccabile compostezza del tenente – interpretato da Giancarlo Fares - per il quale quelle morti rappresentano un onore, agli altri carabinieri non resta che una frase da dire sottovoce, l’ultimo gesto di libertà per non cedere del tutto alle gerarchie e alla legge del più forte: <Minchia Signor Tenente>!