La Montagna dei Cavalli e l`antica Hippana.
Prizzi, paesino di circa 4000 ab. a 1045 metri di altezza, circondato da fresche aree selvatiche e naturali, che sovrasta i Monti Sicani su cui è arroccato, offre un panorama mozzafiato. Dirimpetto al paese si erge la Montagna dei Cavalli, toponimo significativo, perché su quella montagna sorgeva l’antica città sicana di Hippana, distrutta dai Romani nel 258 a.c. Gli abitanti superstiti trovarono rifugio nell’altopiano di fronte,dando vita al paese odierno. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di un teatro greco(oggi ricoperto), proprio sulla cima della Montagna dei Cavalli, su cui è possibile notare un avvallamento semicircolare; sul versante sinistro insiste l’abitato della città distrutta ed in basso sul versante destro, la necropoli. Nel tempo, Prizzi subì tutte le dominazioni che hanno invaso la Sicilia, lasciando nella cittadina le loro orme. Dal punto di vista architettonico il centro del paese offre l’immagine di un presepe, per le case addossate, le une alle altre. Le molte strette scalinate ed i vicoli tortuosi e lastricati, denotano un impianto urbanistico arabo. Il Museo Archeologico Hippana E’ un piccolo gioiello al centro del paese. Allestito nel 1999 dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, raccoglie i reperti del posto, ritrovati sulla Montagna dei Cavalli. Di pregevole valore sono: a) una placchetta d’argento dorato raffigurante un volto maschile barbato con due profili laterali che decorava probabilmente l’elsa di un pugnale. b) I frammenti di due diademi di argento dorato ritrovati su una tomba, ancora aderenti alla fronte dell’inumato risalenti al IV sec. A.c. c) Un “Alabastron” di vetro colorato (ampolla raccoglitrice di lacrime), come corredo funerario . Oltre ai molti oggetti in ceramica, quali testine fittili ex voto, vasi e vasetti greci a figure nere e rosse, contenenti olii, unguenti. Nella sezione numismatica, oltre alle numerose monete di prima età ellenistica provenienti dalle altre città siciliane, si trovano alcune rarissime monete della zecca di YPA (Hippana). La presenza della zecca, denota l’importanza economico-finanziaria del sito. Le Chiese Prizzi conta diciassette Chiese, tutte edificate o ristrutturate tra il XVI ed il XVIII sec. Sono ancora aperte al culto, ma risentono dell’esiguo numero dei sacerdoti. Chiesa di S.Francesco. La facciata esterna è in pietra viva, a lato si erge un campanile a torre. Prima era dedicata a S.Rocco, ma nel 1580 la ricca famiglia dei Villaraut la fece ampliare e nel 1582 fu affidata ai Frati Minori che la dedicarono a S.Francesco. Sull’altare maggiore si trova una splendida statua dell’Immacolata con stellario dentro una teca di vetro. Chiesa di Sant’Antonio. Fu ricostruita nel 1656 ad una navata. Sull’altare Maggiore, notevole è la statua in marmo della Madonna con Bambino dal mantello infiorato d’oro, di scuola gaginiana. Conserva il gruppo in legno della Madonna dell’Idria, nell’atto di alzare le mani in cerca di aiuto, mentre perde i suoi figli. Ai lati due vecchi cosidetti Calogeri (dal greco bel-kalos vecchio-geros) che reggono due bastoni. Di stile bizantino, ha un importante valore storico iconografico. Particolare il campanile, sormontato da una cupola di stile saraceno. Chiesa del SS Crocifisso. Ricostruita nel 1670 è fra le più maestose chiese di Prizzi. A tre navate sostenute da dieci colonne in marmo, presenta volta e pareti in stucco decorati in oro. All’altare Maggiore un Crocefisso in legno ed i simboli della passione. Nella facciata esterna a tre porte , sulla destra, è presente un bassorilievo raffigurante una mucca, proveniente dal sito archeologico di Hippana. Chiesa di Santa Maria delle Grazie 1620. Chiesetta assai caratteristica, costruita attaccata alla roccia. Sopra la roccia è costruito un piccolo campanile detto “’u campanareddru” da cui il quartiere prende il nome. All’interno, molto suggestivo è l’affresco della Madonna dipinto nella roccia. I Murales Il centro storico è arricchito da Murales. Il più suggestivo si snoda nella scalinata all’altezza di Spiazzo Sparacio. Ad opera di tre artisti siciliani Totò Bonanno, Franco Nocera e Mario Bardi, che nel 1989 abbellirono i prospetti delle piccole casette con scene di vita contadina. Nel 2015 giunse a Prizzi uno pschiatra di Dallas, Dave Atkinson, che si innamorò del paese e dei suoi abitanti che lo accolsero con calore, facendolo sentire uno di loro. Decise di ritornare con degli artisti americani per donare al paese altri murales. Ne nacque anche un video che si può vedere su Youtube “Dallas in Prizzi” Il ballo dei Diavoli Tra le manifestazioni, la più importante è quella del giorno di Pasqua, per il caratteristico Ballo dei Diavoli, le cui maschere sono esposte nella Chiesa sconsacrata di S. Nicolò. Ovviamente il ballo è una danza propiziatoria, risalente alla notte dei tempi, per la fine dell’inverno e la rinascita della bella stagione. L’aspetto cristiano del ballo, sembra che risalga al 1700. Secondo tradizione, due processioni si snodano per le vie del paese: quella dell’Addolorata e quella di Gesù Risorto, che dovrebbero incontrarsi. Ma la Morte, che tiene in mano una faretra, roteandola con cui sceglie a casaccio le persone da far morire, seguita da 2 diavoli, cerca di impedire l’incontro. E cerca d’impedirlo attraverso un ballo scatenato. Le persone scelte si fanno ammaliare dal ballo e si mettono a ballare in piazza con la Morte e i diavoli, che poi cercano di portarli all’Inferno. Per salvarsi debbono pagare un obolo. Al momento dell’arrivo di Gesù e della Madonna, per tre volte i diavoli cercano d’impedire l’incontro, ma alla fine non riescono perché la Madonna perde il suo mantello nero e si ammanta di quello celeste, simbolo di vita e rinascita. Un cenno, infine, merita l’ex pista di lancio dei deltaplani. Fascinosa terrazza che si affaccia sui monti Sicani con una vista panoramica estasiante. Da un lato la Montagna dei Cavalli, dall’altro il Lago e l’altura con i Megaliti, luogo scelto dal regista Tornatore per una scena del film Nuovo Cinema Paradiso. Qui lo sguardo si perde tra le cime delle montagne e l’infinito delle valli. Foto: Spiazzo Sparacio un murales