La tradizione che si ripete
Il 13 dicembre, secondo la tradizione, ricorre il giorno in cui Santa Lucia fu martirizzata nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano. Si tramanda che la giovane, appartenente ad una nobile e facoltosa famiglia di Siracusa, recatasi presso il sepolcro di Sant’Agata a Catania, per implorare la guarigione della madre da una brutta malattia, avesse avuto predetto dalla Santa catanese il martirio. Saputo ciò, distribuì i suoi averi ai poveri e cominciò a far di tutto per indurre il fidanzato a rinunciare al matrimonio e si consacrò a Dio. Il promesso sposo la denunciò al console di Siracusa, Pascasio, il quale la fece imprigionare e decapitare. Il nome Lucia connesso con la parola luce ha stimolato la fantasia popolare che ha inventato una tortura riguardante gli occhi che le sarebbero stati strappati e che lei stessa si sarebbe riattaccati: da qui deriva l’iconografia della Santa che di solito viene rappresentata con in una mano, un piattino contenente gli occhi, e nell’altra la palma, simbolo del martirio. Una tradizione tutta siciliana vuole che il 13 dicembre non si mangi né pane né pasta, ma solo cuccia, ossia frumento bollito (talvolta misto a ceci e fave), condito, a piacere, con vino cotto, zucchero, miele, ricotta mista a canditi e pezzetti di cioccolato, crema di latte. Tale usanza deriva da un episodio accaduto a Siracusa, agli inizi del secolo XVI, durante un periodo di carestia, allorquando i cittadini, ormai allo stremo delle forze dopo giorni di digiuno, disperati chiesero aiuto alla loro Santa: improvvisamente giunsero nel porto delle navi cariche di frumento che il popolo affamato cucinò immediatamente e mangiò appena fu bollito, non volendo aspettare che fosse macinato, ridotto in farina e trasformato in pane o in pasta. Così nacque l’usanza, giunta fino ai nostri giorni, di mangiare la “cuccia”, il giorno 13 di dicembre, per devozione verso la Santa protettrice della vista. A Trapani per i pescatori di corallo del Quartiere Palazzo, era anche la Santa “tutelare”, così come si legge sullo stemma collocato nel portale della chiesetta a lei dedicata, situata in via Santa Lucia, nel quale è anche riprodotto l’attributo iconografico (il piattino con gli occhi), accompagnato dalla dedica e dalla data 1675: nella stessa veniva venerata la statua della Santa, ora custodita nella chiesa di San Francesco d’Assisi. LINA NOVARA RICETTA TRADIZIONALE CUCCIA INGREDIENTI: lKg. di frumento 100 g. di ceci 100 g. di fave un bicchiere di vino cotto buccia d’arancia sale PREPARAZIONE: Mettere in ammollo il frumento per tre giorni - se si vuole assieme ai ceci e alle fave - cambiando di tanto in tanto l’acqua. La sera prima della festa cuocere frumento, ceci e fave, per almeno due ore, in abbondante acqua salata, aromatizzata con buccia di arancia. Spegnere il fuoco e fare riposare per tutta la notte. La mattina seguente scolare e condire a piacere con vino cotto, zucchero, miele, ricotta mista a pezzetti di cioccolato e canditi, crema di latte.