Lo scoglio da dove poteva "immergersi" nel mare...
Nello spazio di mare compreso tra Torre di Ligny e il Castello della Colombaia, chiamato dai Trapanesi Lo scoglio, il deputato trapanese Nunzio Nasi, nella ricerca di pace e tranquillità, nel 1898 fece costruire un villino da dove poteva “immergersi” nel mare ed osservarlo a 360 gradi. Sul prospetto dell’edificio così si legge: In questo scoglio che asilo di pace invano aspirò nella tormentata sua vita, aleggia lo spirito di Nunzio Nasi, continua i suoi colloqui con Dio, col mare, con la posterità. E forse nella mente di Nasi scorrevano come in un film le immagini di questo luogo ameno quando rivolgendosi all’onorevole Giolitti diceva: "Onorevole si ricordi che l’Italia comincia da Trapani" alludendo alle tappe iniziali del percorso che portò all’Unità d’Italia, ma forse anche alla posizione geografica della città. Da qui Nasi guardava il mare, respirava la pura aria marina, osservava i meravigliosi tramonti e confrontava i versi del poeta Tito Marrone con il paesaggio: dall’opposta fronte curvasi la città drepanitana e sale con pendio lieve al suo monte, tra il mare che la bagna a tramontana e il mare che si perde a mezzogiorno bianco di sale su la riva piana. A progettare l’edificio, che originariamente aveva una sola elevazione, fu l’ingegnere trapanese Luigi Manzo il quale, a protezione del prospetto, applicò un rivestimento a bugnato rustico che l’ha preservato dalla salsedine e dalle intemperie. Successivamente, dopo le note vicende giudiziarie dell’onorevole, l’architetto Francesco la Grassa, intorno al 1908, inserì sulla struttura preesistente un secondo piano, meno esteso rispetto al primo, con la caratteristica apertura tripartita, utilizzata come una firma da La Grassa nelle sue costruzioni. Questi progettò anche la scala «alla trapanese» in pietra autoportante, una particolare struttura sospesa, a sviluppo elicoidale e ad unica rampa, i cui gradini sono costituiti da elementi monoblocco. Al villino si accede attraverso un piccolo portico con due pilastri architravati, in linea con il muro perimetrale. Sul prospetto posteriore si apre uno spazio analogo con funzione di veranda. Possiamo apprezzare l’immagine del villino ad una sola elevazione nei dipinti di Giuseppe Saporito, Antonio Malchiodi ed Ettore De Maria Begler. Quello che dovette apparire una vera rivelazione ai visitatori del villino, nei primi anni del ‘900, furono gli arredi e la decorazione degli interni con motivi floreali, o liberty come in Italia veniva definita l’arte noveau. Le volte sono un tripudio di fiori, foglie, viticci che ispirati alla morfologia vegetale, privilegiano la linea curva. Una linea che si attorciglia, si raddoppia, si moltiplica, diventa talvolta il tipico colpo di frusta. Una vera meraviglia per gli occhi è la stanza degli aironi dove non solo le volte ma anche le pareti sono dipinte. Qui, in tema con l’ambiente, assistiamo al trionfo della natura: animali acquatici sostano tra piante marine, aironi grigi svolazzano o ad ali spiegate volano liberi nell’aria, pesci, aragoste, e poi anche le rane, ma pure le rondini. Non mancano le anatre e le bianche oche che sguazzando tra i bianchi fiori di iris, offrono un quadretto suggestivo che dà senso di freschezza e dove il bianco, colore dominante sul verde, attira l’attenzione sui bellissimi fiori dei quali sembra quasi di sentire l’odore. Nell’adiacente area marina nel 1898 Nasi fece realizzare una «vasca- piscina», destinata a peschiera, che nel 1929 fu abolita per ordine del Ministero della Marina che annullò l’atto di concessione. Quasi di fronte l’ingresso del villino ancora oggi si vedono i pochi resti di una fontana con vasca e soggetti ornamentali, realizzata dallo scultore trapanese Giuseppe Croce che vi incise la firma e la data 1902. Nell’area circostante l’edificio, protese verso il mare, erano collocate due monumentali statue di Naiadi, la Ninfa dei fiumi, ossia l’Ondina, sdraiata sopra un delfino anguiforme, e la Ninfa degli Oceani, l’Oceanina, aggrappata ad uno scalpitante cavallo marino, oggi purtroppo non più esistenti ma documentate da foto d’epoca. Probabilmente si trattava dei modelli originali delle statue bronzee delle Naiadi che lo scultore Palermitano Mario Rutelli aveva realizzato per la fontana della piazza esedra a Roma (1904). L’altezza massima di ciascuna opera doveva essere intorno ai tre metri: il materiale con cui erano realizzate era forse pietra stuccata o impasto cementizio, di malta, di gesso, o di creta. Nasi, fine collezionista e amico di artisti, possedeva anche un bozzetto di Oceanina, custodito fino a qualche anno fa nel villino, ora presso il Libero Consorzio Comunale di Trapani. È uno dei tanti bozzetti realizzati per la fontana di Roma, nel quale Rutelli blocca la veloce cavalcata della Ninfa degli Oceani, aggrappata ad un cavallo che simboleggia il mare. Sempre su Lo scoglio si trova una piccola cappelle, un esempio di architettura orientata verso il geometrismo e l’essenzialità delle forme che saranno tipici dell’art decò. Il villino con tutta l’area in cui insiste attualmente è di proprietà del Libero Consorzio Comunale di Trapani, ex Provincia alla quale nel 1960 la donarono Virgilio ed Emma Nasi, figli del politico trapanese, con il vincolo di riservarlo ad attività culturali e ricevendone una rendita vitalizia. Lasciamo villino Nasi con gli occhi pieni di bellezza ma anche con un senso di amarezza nel constatare come un luogo d’incanto possa essere in balia dell’abbandono e dell’incuria dell’uomo! Lina Novara Foto: una sala del villino Nasi