La caduta al Cedron e Gesù davanti ad Hanna.
La caduta al Cedron
Gesù, dopo l’arresto, mentre viene condotto al Sinedrio, nell’attraversare il fiume Cedron, inceppa tra i sassi e cade. Egli è solo, senza gli apostoli che fuggendo lo hanno abbandonato; si è così avverato quanto aveva predetto durante la cena del giovedì e si è adempiuto quanto scritto nell’Antico Testamento: Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse.
L’episodio che non è contemplato nei Vangeli canonici viene riferito da quelli apocrifi e trova riscontri sia nelle rivelazioni di Santa Brigida che nelle visioni della suora agostiniana Veronica di Binasco (1445-1497). Il fiume Cedron è citato solo nel Vangelo di Giovanni (XVIII,1).
L’attuale gruppo processionale sostituisce l’originario affidato ai naviganti in epoca imprecisata, verosimilmente nella prima metà del secolo XVII anche se la prima indicazione della presenza in processione si ha in un bando del Senato di Trapani del 1696.
Il rifacimento, avvenuto nella seconda metà del secolo XVIII, fu effettuato da Francesco o da Domenico Nolfo, entrambi componenti di una nota famiglia di scultori trapanesi. L’opera è una tra le più interessanti sotto il profilo artistico, sia per la caratterizzazione dei volti delle statue, sia per la composizione che si sviluppa attorno alla figura di Cristo; apprezzabile è la descrizione delle vesti per il modo di trattare i panneggi e per la cura dei dettagli decorativi.
La scena è composta da un tribuno e due uomini in armi, uno dei quali, sia pure brutalmente, si china per sollevare Gesù, il cui volto è uno dei più espressivi: nel suo inclinarsi verso la spalla sinistra, secondo l’iconografia barocca del “Cristo doloroso”, denota tutta l’angoscia e la rassegnazione che lo pervadono attraverso lo sguardo intriso di pietà e dolore.
Curata è anche la fisionomia degli altri personaggi e, come spesso avviene in pittura, i volti dei due uomini in armi hanno caratteri somatici fortemente accentuati e posizioni sgraziate che servono ad accentuare la cattiveria dei loro gesti e l’indole turpe e violenta. Un brutto neo caratterizza il volto del giudeo volgarmente denominato Neli c’a m’budda o Peppi Ceusa, forse in riferimento al modello reale.
Più gentili le sembianze del tribuno che si mostra consapevole del suo ruolo e dell’incarico affidatogli, ma anche attento su quanto sta accadendo. Un’attenzione particolare lo scultore pone nella descrizione dell’abito e dei calzari, e nella posa naturalistica della figura, la cui mano al fianco implica una lieve torsione e rotazione del corpo.
Preziosi argenti (sec. XIX) durante la processione addobbano le statue, tutti contrassegnati con un veliero, simbolo della categoria dei naviganti.
Gesù davanti ad Hanna
Comincia con questa scena che si svolge nel Sinedrio di Gerusalemme, la serie degli interrogatori ai quali è sottoposto Gesù che, dopo l’arresto, viene condotto dinanzi ad Hanna, membro anziano del Sinedrio, già sommo sacerdote dal 6 al 12 d.C., che gli chiede dei suoi discepoli e della sua dottrina. Come riferisce Giovanni nel Vangelo (XVIII,12-14), Gesù gli risponde di avere insegnato apertamente nella sinagoga e quindi di interrogare quelli che lo hanno ascoltato.
A questo punto uno dei soldati, secondo una tradizione popolare lo stesso Malco cui era stato tagliato l’orecchio da Pietro, dà uno schiaffo a Gesù con la mano destra dicendo: Così rispondi al pontefice? Secondo la stessa tradizione popolare, la mano divenne di pietra dopo l’episodio.
Il gruppo originario fu affidato nel 1684 ai crudatori e conciatori di pelli e successivamente, nel 1788, fu concesso ai fiorai e fruttivendoli.
Nell’atto di affidamento a questi ultimi emerge un dato interessante riguardante la tecnica esecutiva: si legge infatti che le statue del gruppo erano “di legname vestite di tela e colla, toccate in oro”.
Il “Mistero” pervenuto a noi dopo restauri e rifacimenti è quello che lo scultore Domenico Li Muli ricostruì dopo gli ultimi eventi bellici, utilizzando pezzi del precedente.
L’ignoto scultore trapanese che originariamente realizzò il gruppo sul finire del secolo XVII, creò una scena piuttosto statica con tutti i personaggi in piedi: da un lato Gesù e due uomini in armi e dall’altro Hanna, quasi a significare, attraverso lo spazio vuoto che li divide, il contrasto tra la stretta osservanza giudaica e il Messia.
Severo è l’atteggiamento di Hanna, elegantemente vestito come si addice al suo rango sacerdotale, posto in posizione sopraelevata rispetto a Gesù, accanto ad una poltrona di tipo barocco, rifatta dopo il 1945, chiara allusione al Sinedrio dove si svolse l’interrogatorio.
Gesù, immobile, con le mani legate dietro la schiena, lo ascolta in silenzio e lo fissa negli occhi in attesa di rispondergli: perché interroghi me, interroga quelli che mi hanno ascoltato. Essi sanno quello che ho detto (XVIII,12-14).
Colpiscono in questo gruppo i duri tratti somatici delle figure attorno a Gesù, segnati da profonde rughe che ne accentuano la cattiveria.
Durante la processione del Venerdì Santo le statue vengono impreziosite con ornamenti d’argento, tra cui una corazza (1932) sul personaggio che schiaffeggia Gesù con il gesto del braccio destro alzato, la cui mano viene simbolicamente ricoperta da un guanto d’argento della fine del secolo XVIII.
Lina Novara
Testi tratti da: L. Novara, «Settimana Santa a Trapani. I riti e i “Misteri”», Associazione Eventiamo, Trapani 2022.
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