Mercoledì, 29 marzo, la scinnuta.
Il dipinto, ora affidato alla cura dei fruttivendoli, e portato in processione nel pomeriggio del Mercoledì Santo, raffigura la sacra immagine di Maria Addolorata, a mezza figura, secondo i canoni iconografici della “Mater dolorosa”, un soggetto che non ha riscontri nei passi evangelici ma trova riferimenti in una tradizione devozionale affermatasi particolarmente nel secolo XIII, periodo in cui sorsero diversi santuari in suo onore e furono composte le prime opere a Lei ispirate, come le Laudi o lo “Stabat mater” di Iacopone da Todi.
Al celebre testo dello “Stabat Mater” si sono ispirati musicisti di ogni epoca e la Vergine Addolorata è stata il soggetto, durante il corso dei secoli, di tante opere pittoriche e scultoree di grandi maestri, tutti impegnati nell’esprimere la grande sofferenza di Maria.
In virtù del culto molto diffuso verso la Vergine Addolorata, molte confraternite e congregazioni religiose furono, e sono tuttora poste, sotto il nome dell’Addolorata.
Il soggetto, dal punto di vista iconografico, oltre a “Mater Dolorosa”, viene denominato in altri modi e fra questi semplicemente “Dolorosa, o Maria della Pietà”.
La sacra raffigurazione della “Mater dolorosa” è legata alla pratica devozionale, soprattutto delle madri, di confrontarsi con il dolore di Maria, compatendone le sofferenze e trovando conforto per le proprie, tramite l'immedesimazione, la pietà e la preghiera ispirate dalla sacra immagine.
Il termine Pietà fa quindi riferimento al coinvolgimento emotivo e non al soggetto iconografico che invece rappresenta Maria con il corpo di Cristo morto sulle gambe.
La Vergine Addolorata raffigurata nel dipinto intitolato “Madonna della Pietà del Popolo”, ha un velo bianco sul capo ed è avvolta in un manto blu: ha il volto ovale, inclinato sulla spalla destra, gli occhi socchiusi e lo sguardo rivolto verso il basso, la bocca piccola da cui traspare la dentatura, le mani giunte con le dita intrecciate che indicano la forte tensione che la Madonna, con questo gesto, cerca di scaricare.
Davanti a Lei sta un piccolo tavolo su cui sono poggiati un chiodo, la punta di una lancia ed un flagello, simboli della Passione e Morte di Cristo.
La tela apparteneva alla Compagnia di Sant’Anna, costituitasi nel 1608 nella chiesa di S. Anna e dopo trasferitasi nella vicina chiesetta di Sant’Annella, nei pressi dell'attuale Piazza Jolanda.
La sacra immagine, ritenuta miracolosa, era collocata nel quarto altare di sinistra, ricco di ex voto; non sfilava in processione ma spesso veniva portata nelle case dei fedeli che chiedevano la grazia per un congiunto ammalato.
Nel 1723, su autorizzazione del vescovo di Mazara, Bartolomeo Castelli, i confrati poterono condurre il quadro in processione per la prima volta il Giovedì Santo; dal 1956, per decisione del vescovo di Trapani, Mons. Corrado Mingo, venne spostata al Mercoledì Santo.
L’opera viene riferita al pittore Giovanni Battista de Vita, attivo a Trapani nei primi due decenni del Seicento, del quale si sa che aveva ricevuto la commissione di un quadro raffigurante la Pietà con due angeli nell’atto di reggerla. Probabilmente è stato il titolo di quest’ultimo dipinto a determinare l’attribuzione a De Vita.
La drammaticità e la componente realistica vanno tuttavia ricercate nell’arte devozionale-barocca, che trae spunti dal filone della pittura seicentesca napoletana, di ambito pietistico-popolare.
Rispettando l’iconografia tradizionale, conosciuta attraverso stampe devozionali, santini e incisioni di opere di grandi artisti, il pittore cerca di interpretare il dolore di Maria, dando al suo volto, carica emotiva, e mettendo in evidenza l’immenso dolore.
L’opera sembra trovare riferimenti nel dipinto della “Madonna della Confusione”, un tempo esistente presso la chiesa dell’Epifania, dei padri Cappuccini.
Secondo Francesco Carozzo che ha eseguito un restauro nel 1990, il quadro della “Pietà del Popolo”, faceva parte di una composizione più ampia dalla quale venne ritagliata la mezza figura della Vergine Addolorata.
La tela è inserita dal 1778 in una grande cornice di legno, detta "vara", in stile barocco, progettata dall'architetto Luciano Gambina e indorata da Vincenzo Violante.
Nella parte posteriore di essa è collocato un dipinto tardo ottocentesco con il “Santo volto di Gesù coronato di spine”, sul drappo della Veronica e sorretto da un angelo.
Come nei dittici bizantini l'immagine dell’Addolorata è collegata a quella di Cristo poiché la Madre di Dio non può mai essere disgiunta dal Figlio.
In tali dittici Maria è sempre dolente e afflitta, richiamando l’iconografia della Crocifissione, nella quale è posta sotto la croce.
Durante il percorso processionale, nella piazza Lucatelli, ha luogo l’incontro con l’altra icona di Maria, la “Madre Pietà dei Massari” che già dalla sera precedente sosta nella cappella allestita nella piazza.
Nel momento dell’incontro fra le due sacre immagini, i consoli delle due maestranze, massari e fruttivendoli, si scambiano i ceri, in ricordo di un’antica tradizione.
Al termine del rito la “Madre Pietà del Popolo” riprende il percorso nel centro storico per rientrare, nella tarda serata, nella chiesa delle Anime Sante del Purgatorio.
Nel 1975, a causa di un furto, la venerata immagine venne spogliata degli antichi preziosi ex voto, in seguito sostituiti dagli oggetti in oro e argento che tuttora la ornano, offerti dai fedeli.
Il quadro, che nel 2012 è stato sottoposto a restauro dalla Partenope Restauri di Elena Vetere, ha origine come dipinto ad olio su tela, ma attualmente la tela è applicata su una tavola di legno.
Lina Novara