Venerdì, 31 marzo, Gesù nel Sepolcro e l'Addolorata.
Secondo i racconti evangelici, il corpo di Gesù venne posto in un sepolcro scavato nella roccia, chiuso poi con una grande pietra, in un orto poco lontano dal Calvario. Nella processione dei “Misteri” il sepolcro è simbolicamente rappresentato da un’urna di legno e vetro, a forma di un tronco di piramide, arricchita da grandi volute agli angoli e decorazioni fogliacee. Anche se rifatta nei primi anni del secolo XX mantiene il gusto del tardo Settecento.
L’attuale simulacro di Cristo, in legno con perizoma in tela e colla, fino ai primi del Novecento si trovava, disteso ai piedi di una statua dell’Addolorata, sull'altare dell'oratorio della Confraternita della Via Crucis, presso la chiesa di Santa Maria di Gesù di Trapani. Con molta probabilità cominciò a far parte della processione dopo la distruzione dell’oratorio avvenuta nel 1943, in sostituzione di un precedente “Gesù nel sepolcro” che, pur in assenza di notizie documentarie, veniva attribuito ad Antonio Nolfo.
L’attuale scultura risponde alla iconografia delle settecentesche raffigurazioni in “pietra incarnata” del Cristo morto, realizzate da maestri trapanesi e conservate nella chiesa dell’Addolorata e nella cattedrale di San Lorenzo. Ha carattere prevalentemente devozionale e richiama una tipologia che ebbe tanto favore cultuale in Sicilia nei secoli XVII e XVIII, soprattutto presso le confraternite, con lo scopo di stimolare la pietas religiosa.
Gesù viene presentato come un corpo riverso sul letto di morte, coperto solo dal perizoma pieghettato, con il torace rigonfio a causa della posizione assunta sulla croce e la bocca dischiusa per indicare l’esalazione dell’ultimo respiro. La messa in evidenza, attraverso il colore, delle piaghe, delle ferite e dei buchi provocati dai chiodi aggiunge elementi patetici al corpo esamine di Cristo.
Probabilmente Gesù nell’urna era presente in processione fin dalle prime manifestazioni ma solo in un documento del 1695 ne viene attestata la partecipazione assieme a quindici gruppi.
Sappiamo comunque che “U signuri nu munumento” come popolarmente veniva definito, era oggetto di visita presso la chiesa di San Michele da parte dei fedeli, durante tutti i venerdì dell’anno e che nel 1720, quando i gruppi furono trasferiti nell’oratorio attiguo alla chiesa di San Michele, rimase nella stessa chiesa assieme all’Addolorata.
Il simulacro veniva portato in spalla da quattro confrati della “Compagnia del Sangue Preziosissimo e del Divino Michele Arcangelo”, che lo avevano in cura ed andavano in processione con saio rosso, cappuccio e mantello bianchi. Dalla seconda metà del XIX secolo lo hanno in cura i pastai.
L’Addolorata
Maria Addolorata, avvolta in un manto nero di velluto che ricopre gli abiti in tela e colla, chiude la processione di “Misteri” seguendo il sepolcro del figlio.
È raffigurata come “Mater dolorosa”, un soggetto che non ha riscontri nei passi evangelici, ma che trova riferimenti in una tradizione devozionale medievale. Veste i colori del lutto, tanto da essere anche denominata “Nostra Signora del Lutto”: tunica grigio-viola, impreziosita da decori a mezzaluna in oro zecchino e mantello blu, entrambi in tela e colla, modellati attraverso pieghe che creano effetti plastico-pittorici. Il motivo della mezzaluna, qui utilizzato come elemento decorativo, allude anche al concepimento immacolato di Maria.
La caratteristica peculiare del simulacro, oltre che nell’espressione di composta sofferenza del viso con lo sguardo rivolto verso l’alto, sta nella resa rappresentativa del dolore attraverso la naturale positura delle mani: la sinistra sul petto quasi a sorreggere il simbolico cuore trafitto da un pugnale e la destra protesa in avanti in un gesto di pietosa costernazione come per richiedere intercessione divina. Il pugnale allude alla profezia di Simeone che, in occasione della presentazione di Gesù al tempio, aveva predetto a Maria che una spada le avrebbe trafitto il cuore.
Non si conosce la data in cui il simulacro cominciò a far parte della processione ma si presume che fin dalle origini fosse presente: nel 1659 si ha la prima documentazione riguardante “Nostra Signora del Lutto” e nel 1695 ne viene espressamente attestata la partecipazione assieme a quindici gruppi.
Il simulacro era originariamente affidato ai patrizi che nel 1873 lo cedettero ai cocchieri.
L’opera è stata comunemente attribuita allo scultore Giuseppe Milanti, nato nel 1661: è quindi impossibile che fosse l’autore della statua del 1659. Si può ipotizzare invece che a realizzarla fosse stato Leonardo Milanti, padre di Giuseppe.
L’attuale simulacro sembra tuttavia databile alla fine del secolo XVIII allorquando, con molte probabilità, fu rinnovato o completamente rifatto: lo dimostra l’andamento parallelo delle pieghe del manto e della tunica che rimanda a stilemi neoclassici.
Con Maria Addolorata da sola sulla sua vara, preceduta da un corteo di “pie” donne vestite di nero, si chiude la lunga processione dei “Misteri”. Il suo passaggio e soprattutto il suo rientro nella chiesa del Purgatorio sono momenti di grande commozione collettiva e di intensa partecipazione: la sacra immagine coinvolgendo lo spettatore attraverso la componente realistica suscita pietà, rispetto, commozione!
Lina Novara
Foto di Nicolò Miceli
Testi tratti da: L. Novara, «Settimana Santa a Trapani. I riti e i “Misteri”», Associazione Eventiamo, Trapani 2022.
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