Una tradizione che si rinnova ogni vigilia della Processione.
Fervono i preparativi per la “vestizione” dei sacri gruppi della processione dei Misteri che da oltre quattrocento anni, ogni Venerdì Santo si svolge a Trapani. Per circa ventiquattro, partendo dalla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, sfileranno per le vie della città diciotto gruppi statuari in “legno tela e colla”, raffiguranti episodi della Passione e morte di Cristo, seguiti dai simulacri di Gesù nell’urna e dall’Addolorata.
Portati a spalla e addobbati con fiori e argenti, saranno accompagnati dalle musiche delle bande, una per ogni gruppo, nel lungo percorso cittadino.
La processione è lunga e commovente e in essa si fondono fede, arte, storia e tradizione. Dal Seicento fino ad oggi coinvolge i Trapanesi, le Maestranze che hanno cura dei gruppi loro affidati e quanti assistono al procedere lento e cadenzato del corteo.
Sebbene si sia in gran parte perduta la sacralità di un tempo, rimane il fascino di una tradizione che dura da quattro secoli: rimane l’annacata, ossia il dondolio provocato dai portatori al suono delle marce funebri, rimane l’odore acre dei ceri, il rumore della ciaccola, strumento con cui si dà l’ordine di sollevare o di poggiare la vara, rimane lo scintillio dei preziosi ornamenti d’argento, la devozione autentica delle donne in nero che accompagnano l’Addolorata.
Sono scomparsi gli “incappucciati”, ossia i confrati della Compagnia di San Michele, vestiti con il saio rosso e il cappuccio bianco che aprivano la processione. Sono comparsi tanti figuranti, tante bande, tanti fiori esotici in sostituzione dei tradizionali garofani.
Apre la processione il gruppo La separazione che rappresenta il simbolico congedo di Gesù dalla madre alla presenza di Giovanni, l’apostolo prediletto, l’unico che rivedremo presso la croce fino alla morte del maestro.
Seguono La lavanda dei piedi, Gesù nell’orto, L’arresto, La caduta al Cedron… e altri episodi della “Via Crucis”, disposti in ordine cronologico, fino a Il trasporto il sepolcro.
Aureole, corone di spine, croci, armi ed ornamenti in argento, tutti manufatti trapanesi eseguiti tra il XVII e XX secolo, impreziosiscono le statue durante la processione.
Sono per lo più ex voto o donazioni che al valore estetico associano quello simbolico, essendo essi stessi simboli della Passione, come la croce, la corona di spine, la colonna: a questi vanno ad aggiungersi il pugnale che trafigge il cuore di Maria, il bacile per la lavanda dei piedi e quello con cui Pilato si laverà le mani, il guanto di Malco o la spada di Pietro.
A sottolineare la sacralità del personaggio sono le aureole, a semplice cerchio o a raggiera, mentre al ruolo delle altre figure alludono gli oggetti distintivi come la corona e lo scettro in Erode, il turbante in Hanna, le armi, le corazze, gli elmi e i pennacchi nei militari.
I manufatti più antichi sono tenuti in mano dall’angelo del gruppo Gesù nell'orto: sono la croce e il calice, eseguiti tra il 1612 e il 1631 quando la produzione in argento trapanese veniva bollata con il solo marchio della città: corona, falce e lettere DUI (Drepanum Urbs Invitissima).
L’ornamento più appariscente è sicuramente «il balcone d'argento» del gruppo Ecce Homo. Simbolicamente indica la presentazione che Pilato fa di Gesù al popolo pronunciando le parole Ecce Homo. Fu l’argentiere GIUSEPPE PARISI a realizzarlo nel 1881, come recita l'iscrizione incisa sull’argento.
Ma l’oggetto più prezioso si trova nel gruppo L'ascesa al Calvario: è la grande elaborata croce, realizzata nel 1751 da Ottavio Martinez, un argentiere trapanese di eccellenti capacità tecniche ed espressive. Per fattura, eleganza e raffinatezza di ornato, la croce risulta una delle più pregevoli opere eseguite dalla maestranza degli argentieri trapanesi del secolo XVIII. Sulla lamina martellata sono sbalzati e cesellati, con grande maestria, ornamenti simbolici alludenti all'eucarestia: spighe che indicano il pane e grappoli d'uva che indicano il vino.
Un cuore trafitto da un pugnale simboleggia sulla statua dell’Addolorata l’immenso dolore di Maria il cui simulacro chiude la processione, ricoperto da un manto di velluto nero. Il suo passaggio e soprattutto il suo rientro nella chiesa delle Anime Sante del Purgatorio sono momenti di grande commozione e di intensa partecipazione.
Dopo quasi ventiquattrore con l’«entrata dell’Addolorata» si concluderà la processione dei Misteri di Trapani: l’ultima banda eseguirà il brano finale e si avvertirà nei presenti il dispiacere della fine, fisicamente visibile nel pianto dei portatori. Si chiude il portone della chiesa: cala il sipario su un evento di forte impatto emotivo e tradizionale. Il rito antico è stato ancora una volta celebrato: le statue tornano, svestite dei fiori e degli argenti, al silenzio della chiesa!
Lina Novara