Comune Licodia Eubea(CT)Parco Santapau Eubea, domenica 30 luglio, ore 20:30.
Con Manuel Giliberti e Antonietta Carbonetti, un nuovo format serale di storie del mito in palcoscenico.
L’idea di questo “concerto per due voci” a cui affidare una riflessione doppia su due eroine del Mito quali sono in effetti le figure di Medea ed Elena nasce dalla lettura di molti testi, da quelli classici ai più moderni grazie ai quali si costruiscono due personaggi dalle mille sfaccettature.
Medea è da sempre un personaggio che si presta ad una doppia lettura. E che lascia allo spettatore la possibilità di sospendere un giudizio riuscendo quasi non a condividere ma diremmo piuttosto a comprendere le azioni disumane che la maga compie per vendetta (o per difesa?).
Da Euripide a Tarantino, la figura di Medea attraverso le numerose riscritture si conferma sempre come complessa realtà di una donna dai molti volti.
Al pari la figura di Elena, regina di Sparta e poi di Ilio è divenuta simbolo di colpa e di distruzione. Con le sue azioni Elena sarà la causa della fine di Troia. Ma quanto è colpevole davvero delle sue azioni? O la volontà divina ha tracciato per lei questo destino?
Il significato del nome Elena è in Eschilo “distruttrice di navi”. Ma è una scelta o il fato?
La prima “sonata” è dedicata al racconto di Medea. La maga si racconta come in un flusso di coscienza, che assume il passo di una riflessione che nella sua apparente leggerezza non scioglie certamente l’ambiguità della figura della protagonista ma ne diluisce la contraddizione in un gioco più moderno di quanto la struttura ferma della tragedia consenta.
Il racconto sceglie la rappresentazione di un dolore al femminile; ci offre, se è possibile oggi usare parole cosi abusate, una tragedia contemporanea che mescola la realtà del mondo che spesso non vogliamo vedere e le paure più antiche che nascondiamo.
Il secondo brano del concerto per voce dedicato ad Elena è invece l’ancora più doloroso comprendere che il passato, i molti morti di cui è stata causa non possono rappresentare per la traditrice altro che un perenne rimpianto e la consapevolezza dell’inutilità della vanità femminile.
Sola e vecchia la regina ripercorre quel suo passato nel quale forse solo la guerra, la morte e la fuga furono gloriosi.
Di quei giorni nulla resta. Il presente è qualunque, come per qualunque donna vecchia e non più desiderabile e solo allora la follia del ricordo colora di grandezza un passato che forse grande non è stato mai.