"EID AL FITR" "LA FESTA DELLA INTERRUZIONE DEL DIGIUNO"

"EID AL FITR" "LA FESTA DELLA INTERRUZIONE DEL DIGIUNO"

Vita - Tra il Natale e il Ramadan , il "Ponte" interculturale che ha unito le religioni.

L’interruzione del digiuno del Ramadan, a Vita (piccolo comune dell’entroterra trapanese), si è trasformato in una festa che ha unito religioni, lingue, culture e tradizioni. E' stato un momento semplice, concreto, senza proclami e senza retorica; solo una grande festa all'aria aperta promossa dalla Cooperativa Sociale Badia Grande che, da anni, opera sul territorio con un obiettivo chiaro: fare dell’accoglienza un’opportunità, non uno slogan. Per l’iniziativa, parte del progetto “Dal Natale al Ramadan”, si è scelto come scenario il Parco Giochi del paese, lo stesso che ospita l’olivo dedicato alla piccola Séline (figlia di una coppia tunisina), la prima nata del 2025. Un albero e una festa, entrambi simboli di integrazione e di rinascita e di incontro, scelti non a caso, ma voluti dalla comunità locale. La celebrazione dell’Eid al-Fitr –che per i musulmani  segna la fine del mese sacro in cui si digiuna – è stata vissuta con entusiasmo dai beneficiari dei progetti SAI e FAMI, adulti e minori accolti nei centri di Salemi e Vita, gestiti dalla Cooperativa Badia Grande. Un'esperienza multietnica come poche se ne vedono dove i residenti del posto hanno accolto a braccia aperte uomini, donne e bambini provenienti dal Bengladesh, Pakistan, Tunisia, Egitto, Mali e Nigeria.

Un grande momento di integrazione e condivisione: non c’erano solo migranti a cucinare, a condividere un piatto, a servire un gelato, ma anche cittadini, rappresentanti delle istituzioni, volontari, operatori. Tutti ugualmente protagonisti, nessuno ospite o spettatore. Un pranzo comune, fatto di cous cous bengalese accanto alla grigliata di vitello, salsicce di pollo, hamburger di manzo, colombe pasquali e vaschette di gelato. “Il cibo è un linguaggio universale – ha spiegato Valentina Villabuona, responsabile dei centri di accoglienza di Vita e Salemi –. Vedere ragazzi di culture diverse ridere, cucinare insieme, condividere storie e sapori dimostra che l’integrazione non è un’utopia, ma qualcosa che può accadere davvero, giorno per giorno, se ci si crede”. Nulla di artefatto. Nessun discorso altisonante, nessun palco, nessuna messa in scena. Solo persone di diverse etnie. E il lavoro, silenzioso ma fondamentale, di Martina Rondello, Sonia Barraco, Mariella Marino, Sebastiano Simone, Daniela Saladino e Ben China Habiba, un’equipe multidisciplinare affiatata che accompagna i migranti nel loro percorso in Italia: mediatori culturali, psicologi, operatori sociali e legali che ascoltano, orientano, intervengono, lontano dai riflettori. “Il nostro obiettivo è trasformare l’accoglienza in opportunità – ha detto Lorena Tortorici, coordinatrice del Progetto SAI Marsala –. Eventi come questo rafforzano il senso di comunità. Le differenze non sono un ostacolo: sono una risorsa, se affrontate con onestà e rispetto”. Parole semplici, pronunciate senza presunzione, che trovano riscontro nei volti di chi ha partecipato. C’erano anche il sindaco Giuseppe Riservato e l’assessore alla Pubblica Istruzione Maria Eleonora Ditta. Presenti, ma non solo per dovere istituzionale. Coinvolti. “Vita è un esempio di come si possa vivere nella diversità senza paura – ha detto il primo cittadino –. Grazie al lavoro della Badia Grande, il nostro Comune è diventato un laboratorio di convivenza pacifica”.